Carmelo

Il mio essere cuciniere viene dalle sfumature aromatiche dei dialetti e dei gusti dei popoli del Mediterraneo. Il mio essere errante parte da una ricerca continua che dai banchetti del 3° secolo a.C. arriva ai piatti contemporanei del terzo millennio.

Un cammino - iniziatico e non ancora finito - fatto di studio intorno ai testi antichi (il piacere, epicureo, del cibo, i ricettari latini e rinascimentali, i primi testi agronomici), all’essenza di tutte le piante, all'infinita famiglia degli agrumi, ad un modo di intendere la cucina sia come atto a difesa della biodiversità, marina e terrestre; sia come soddisfazione, ludica e carnosa, per chi intende il mangiare come una festa colorata, profumata e indimenticabile.
Errare
umanum
(DA SUD) est
Non c'è da farsi confondere dal mio nomadismo culinario.
È vero: dalla mia Modica nativa ho spaziato in lungo e il largo raccogliendo diari, ricette ed esperienze. 
Non è stato un errare senza meta. Ho sempre creduto che un piatto non nasce ai fornelli ma prende vita prima: nasce mentre si "passaggia" - sì, si passeggia e si assaggia insieme: cioè si conosce, si ama e si rispetta - il territorio, marino o terrestre che sia; mentre si incontra e si fa amicizia con chi lo lavora, lo vive e lo interpreta.
Di questo rapporto radicale con la terra e il mare, ho fatto convivio con contadini, poeti, artisti. E così sono nati - oltre alle ricette - anche testi teatrali, articoli, libri, eventi eno-gastro-musicali, format televisivi, percorsi universitari, consulenze in Italia e nel mondo.
Caro Melo
Gioca in cortile
Il mio andamento lento da musichiere gastronomico, da qualche tempo ha trovato approdo a Donnalucata, dove ho preso domicilio tra la dispensa e il cortile di Caro Melo, la mia osteria rituale, la mia sarabanda di sapori, odori, ingredienti, piatti autentici, giochi di parole e di vini, umori e cotture, arredi da riciclo e stoviglie della nonna; il mio ritrovo per amici artisti, musicanti, colleghi cuochi, fotografi e scapigliati dai calzini spaiati.
Da errante sono ridiventato cuciniere sotto un pergolato speziato per celebrare il rito festoso del cibo; capo comico di una ciurma capace di salpare alla ricerca di quel nodo ancestrale che ogni ricetta si porta dietro; affabulatore per una trentina di ospiti a cui raccontare la mia cucina: antica e territoriale, vera e spiazzante, inedita e sensuale, artigiana e spettinata, pronta a divertire il palato e sedurre i sensi.